Video di Giorgio Carella 

Il primo ricordo che ho di Milano è in movimento. Nella mia mente questo ricordo ritorna come un cameracar serale. Il lungo piano sequenza di uno di quei tardi pomeriggi di dicembre che precedono il Natale. Forse dovrei ricordarmi anche il freddo, però nel ricordo io provo un gran tepore. Le luci del traffico si riflettono negli specchietti e tutto mi sembra confortante come le braci nel fuoco. Probabilmente questo ricordo è uno dei motivi che sta alla base della mia scelta di occuparmi di Cinema e di immagini in generale. Quel ricordo mi torna ancora alla mente quando parlo di questa città a chi non ci vive, non l’ha mai vista o ne ha solo sentito parlare. E ancora oggi, quando sono nervoso, o devo trovare una soluzione oppure ho bisogno di stare solo con me stesso, salto in macchina e vado avanti e indietro per la città. Senza una meta specifica. Lavorando spesso sul documentario, parto dal presupposto che la realtà vada potenziata, non solo ripresa. Come lo scultore guarda un pezzo di marmo e ne tira fuori una forma, allo stesso modo io guardo le cose e cerco di visualizzarle tirando fuori il racconto che a queste cose appartiene, come se ogni pezzo di realtà avesse una sua aurea più intima, forte o personale da raccontare. Oltre a questo, sono sempre stato innamorato dei sistemi lo-fi. Super8, VH Se li uso quando possibile in ambito professionale. Li uso molto spesso per il mio mondo privato. Credo di aver ore e ore di riprese di ampie fette di mondo in VHS, super8, 16mm, Mini dv. Riprese che ho fatto e che mi sono servite soprattutto come viaggio interiore. Perché in fondo per me fare questo mestiere è una ricerca verso me stesso. Riprendere il mondo o fotografarlo servono soprattutto a me stesso per svelarmi degli aspetti  di me. Per ascoltare i miei cambiamenti, il mio suono interno. Riprendere il mondo per me è soprattutto una specie di Mantra interiore. Riprendere Milano mi è sempre piaciuto particolarmente. Perché è una città esteticamente difficile da affrontare. Molto difficile. E io me ne ero invaghito subito. Mi sembrava che tutto il mondo iniziasse e finisse li, fra la Stazione Centrale, Piazzale Cordusio e Viale Monza. Non c’era posto più bello sul pianeta. Quando da ragazzo immaginavo le grandi città americane, le immaginavo così, simili alle mille luci di corso Buenos Aires. Mi sembrava ricca, giovane, bella e strafatta. Era la ragazza più figa con la quale fossi mai uscito. Me ne sono innamorato subito e poteva farmi, allora come oggi, quello che voleva.