Chiacchiera da bar

 

Fotografie di Daniele Pisani
Intervista by Sebastiano Leddi

 

 

 

Mi ricordi un pò Harvey Keitel in “Smoke”. In quel film interpreta il proprietario di un bar tabacchi in qualche periferia di New York. Conosce tutto il quartiere, mi affascina il suo rapporto con la città. Ludovico il Moro è la tua strada, che rapporto hai con questa zona?

Lodovico il Moro. Sono capitato in questa zona quasi 9 anni fa, rilevando un piccola attività di bar e tavola fredda che affaccia sulla via. In realtà nonostante ciò è seminascosto, la gente cammina di fretta se non conosci il posto non lo noti neanche.

Sono entrato nella vita del quartiere in punta di piedi e timoroso per due motivi: non avevo mai fatto prima questo mestiere e non era la zona dove sono cresciuto.

Non è stato facile inserirmi nelle dinamiche del quartiere, si conoscono tutti da anni e anche i colleghi delle attività vicine erano un po’ diffidenti. Ma piano piano mi sono fatto conoscere per lealtà e rispetto e oggi finalmente dicono ci vediamo da Luca per il caffè. Oppure se devo chiudere il bar prima del dovuto l’indomani mi chiedono se è successo qualcosa.

 

Il bar Corner è situato proprio tra via Pestalozzi e via Morimondo. Una zona cambiata molto negli ultimi anni, in che modo lo stai vedendo trasformarsi?

Di fatto il quartiere e la sua architettura non sono molto cambiati in questi 9 anni per quanto riguarda via lodovico il moro e via Pestalozzi.

Il quartiere fa parte di un antico borgo periferico il tram 2 è l’unico collegamento diretto con la città anche se in 15 minuti sei in piazza del Duomo, ci sono pochi spazi commerciali a disposizione e anche il parcheggio non è facile. A volte è difficile parcheggiare anche per me che arrivo alle 6.30 del mattino. Questo credo siano i 2 nei del quartiere. Ma tutto attorno alla via lodovico il moro e via Pestalozzi c’è in atto un grande cambiamento. Penso alla via Watt, che idealmente chiude il quadrilatero via lodovico il moro via Pestalozzi e via Morimondo qui l’edilizia sta riconvertendo le vecchie officine in nuovi abitazioni di nuova generazione. Penso al campus della WPP multinazionale della comunicazione che presto aprirà la sua sede creativa in Italia nell’ex stabilimento Richard Ginori attualmente in ristrutturazione e infine penso alla vecchia casa del casello dietro la chiesa di S. Cristoforo che diventerà sede di una onlus e dietro la ferrovia pare che verrà con gli anni costruito un altro bosco verticale. Arriverà presto la metro 4 e la zona porta Genova lodovico il moro verrà adibita a verde. Insomma nei prossimi anni ci saranno grosse trasformazioni.

 

Da queste vetrine ne avrai viste di cotte e di crude, condividi con noi un episodio indimenticabile?

Da questa vetrina sono sincero ne ho viste e ne vedo di tutti i colori. Gente che litiga al telefono agli shooting di moda mordi e fuggi sul ponticello alla stagione dei matrimoni con gli arrivi più trash chi in gondola chi in sidecar. Dai tuffi nel naviglio degli zingari in estate ai tuffi invernali del Cimento. Ma l’episodio che mi è rimasto in mente è quello di una donna caduta dagli scalini. La soccorsi è chiamai l’ambulanza nel frattempo tranquillizzandola. Dopo un anno torno a ringraziarmi.

 

 

Che tipo di clienti frequenta il tuo locale, chi sono gli abitanti di questo quartiere?

Io mi ritengo una persona vera, schietta diretta mi relaziono senza compromessi e non tutti apprezzano. I miei clienti sono abitanti e impiegati della zona. Chi ha bisogno di un buon caffè chi di un sorriso chi di una parola. Li conosco tutti per nome e conosco le loro storie. Sono apprezzato per la mia discrezione.

 

C’è qualcosa che avresti voluto sapere su questo quartiere, e qualcosa che non avresti voluto sapere? 

In realtà se avessi saputo che la vecchia fermata del tram si trovava davanti al mio bar e prima del mio arrivo la spostarono più avanti forse ci avrei pensato su un pochino prima di comprare.

 

Per concludere vorrei capire… dov’è quest’angolo a cui ti sei ispirato per chiamare il bar “Corner”?

Il bar si chiama The Corner perché mi ispirai a un bar conosciuto in Grecia. Era ricavato da un appartamento  d’angolo di questa casa, senza mura accedevi direttamente al banco. Mi trattarono dal primo giorno come un vecchio amico e non come un turista di passaggio.